Al netto della campagna strumentale e a volte denigratoria nei confronti del Pd, non mi è piaciuta la piega iniziale presa dal percorso congressuale.
Invece di aprire una discussione seria e impegnativa, se necessario anche lacerante, su chi vogliamo rappresentare, ancora una volta siamo cascati nella trappola mediatica che ci obbliga a scegliere chi ci rappresenta.
Ho sentito forte l'assenza di un'analisi seria sulle ragioni dell'arretramento di una prospettiva culturale progressista e riformista che, inevitabilmente, si è tradotta in una sconfitta politica ed elettorale.
Per questa ragione non avrei espresso alcuna preferenza per i pur rispettabili candidati in campo.
Poi, con la decisione di Gianni Cuperlo di mettersi a disposizione non tanto per prevalere su qualcuno, ma al contrario per aprire un confronto che sia finalmente di contenuti e di valori sulle ragioni oggi della sinistra, per quanto mi riguarda si è aperta una possibilità che intendo cogliere.
Nessun calcolo, nessuna convenienza, semplicemente la volontà di cercare ancora una volta un briciolo di utopia per cui vale la pena spendere tempo ed energie.
Come dare torto a Gianni Cuperlo? Doveva essere un congresso costituente ma finora è una corsa a costituire gruppi di sostegno delle diverse candidature. E così, nell’attesa che gli 87 (ottantasette!) del comitato si mettano d’accordo sui contenuti, si rischia di rompere definitivamente il contenitore.
Le idee che trasmette Pierfrancesco Majorino in questa campagna elettorale sono quelle di tutti noi che non vogliamo più rassegnarci ad aspettare mesi per una visita specialistica a meno che puoi permetterti di pagarla. Di tutti noi che non vogliamo considerare più normale che Trenord ci costringa ogni santo giorno a fare i conti con treni cancellati, in ritardo e strapieni. Di tutti noi stanchi di sentirci raccontare la favola di una regione all'avanguardia ma ormai non si capisce più per cosa se pensi ai tanti diritti negati, a partire da quello alla casa e se dici Aler hai già detto tutto.
Nossignori, non c'è da migliorare e sistemare qualcosa qua e là. No, c'è proprio bisogno di cambiare radicalmente registro. Perché, per dirla come Pierfrancesco, finalmente dobbiamo tornare ad essere esigenti e finirla con il considerare come normali situazioni che normali non lo sono affatto. Con buona pace di quelli che ci volevano far correre la gara sulle strade di Lombardia a bordo di una vettura di seconda mano e con la guida a destra, questa volta siamo partiti per vincere.
Conosco le obiezioni, ma avverto che non siamo anime belle e ingenue. Sappiamo bene che l'impresa e' difficile perché dobbiamo anche scontare troppi errori nostri. Ma sappiamo anche di avere un candidato credibile e come in questo tempo tribolato nulla sia scontato. Sappiamo infine che la coerenza dei comportamenti e il coraggio di compiere scelte precise possono fare la differenza. Finalmente anche in Lombardia.