Le idee che trasmette Pierfrancesco Majorino in questa campagna elettorale sono quelle di tutti noi che non vogliamo più rassegnarci ad aspettare mesi per una visita specialistica a meno che puoi permetterti di pagarla. Di tutti noi che non vogliamo considerare più normale che Trenord ci costringa ogni santo giorno a fare i conti con treni cancellati, in ritardo e strapieni. Di tutti noi stanchi di sentirci raccontare la favola di una regione all'avanguardia ma ormai non si capisce più per cosa se pensi ai tanti diritti negati, a partire da quello alla casa e se dici Aler hai già detto tutto.
Nossignori, non c'è da migliorare e sistemare qualcosa qua e là. No, c'è proprio bisogno di cambiare radicalmente registro. Perché, per dirla come Pierfrancesco, finalmente dobbiamo tornare ad essere esigenti e finirla con il considerare come normali situazioni che normali non lo sono affatto. Con buona pace di quelli che ci volevano far correre la gara sulle strade di Lombardia a bordo di una vettura di seconda mano e con la guida a destra, questa volta siamo partiti per vincere.
Conosco le obiezioni, ma avverto che non siamo anime belle e ingenue. Sappiamo bene che l'impresa e' difficile perché dobbiamo anche scontare troppi errori nostri. Ma sappiamo anche di avere un candidato credibile e come in questo tempo tribolato nulla sia scontato. Sappiamo infine che la coerenza dei comportamenti e il coraggio di compiere scelte precise possono fare la differenza. Finalmente anche in Lombardia.
Nel suo editoriale Sallusti attribuisce a L'Espresso il ruolo di organo ufficiale dei picchiatori mediatici.
Detto da lui, pluridecorato campione della materia, fa curriculum.
Ad ogni buon conto, per riconquistarsi il primato, pubblica la medesima copertina a rovescio.
Complimenti.
Ma è chiaro che il problema esiste.
Comunque la si pensi (e per favore lasciamo perdere i giudizi che spettano ai tribunali o peggio ancora le considerazioni morali che non competono a nessuno), le conseguenze che ormai la vicenda Soumahoro si trascina con sé sono pesanti.
Come si sarebbe detto una volta, “la questione è politica”, perché attiene a una certa abitudine ormai diffusa di semplificare tutto, fino al punto di caricare sulle spalle di una sola persona, trasformandola in un simbolo, il peso di rappresentare la complessità.
Oggi il/la Presidente del Consiglio è intervenuta (a distanza) all'assemblea Anci. Ai comuni che chiedono di eliminare i tagli previsti nelle legge di Bilancio perché tutti i costi sono aumentati, a cominciare da quelli per l'energia, Giorgia nei panni di Maria Antonietta, ha promesso presidenzialismo e autonomia differenziata. “Nel rispetto - ha assicurato, bontà sua - della Costituzione”.
Ho conosciuto Roberto Maroni nel '93. Fu lui a condurre la trattativa per la formazione della prima giunta leghista a Monza. L'ho incontrato di nuovo poi nell'aprile del 2013, fresco di elezione a Presidente di Regione Lombardia, in occasione dell'inaugurazione del tunnel di Viale Lombardia. Fino al 2017 da sindaco e presidente di Anci Lombardia, ho avuto l'opportunità di frequentarlo. Sono decise le intense che abbiamo raggiunto un favore del sistema delle autonomie lombarde. In tempi difficili per la finanza locale, abbiamo sottoscritto numerosi accordi, uno fra tutti il Patto per la Lombardia a favore dei comuni capoluogo (il finanziamento per il recupero dell'ex padiglione Borsa è frutto di quell'intesa).
Mi piace poi ricordare come insieme abbiamo gettato le basi concrete per un impegno diretto della Regione su Parco e Villa Reale che ha portato al finanziamento di cinquantacinque milioni di euro (purtroppo a tutt'oggi solo per una minima parte spesi).
Poi, terminate entrambe quelle esperienze, qualche volta ci scambiavamo opinioni su WhatsApp.
Sul piano politico eravamo molto distanti ma lealtà e correttezza non sono mai venute meno grazie al suo forte senso delle istituzioni.
Sarà che era una persona garbata, abbiamo lo stesso nome, siamo quasi coetanei e milanisti veri, fatto sta che per lui ho provato molta simpatia.
In un paese, pardon, nazione normale l'iniziativa sarebbe stata archiviata con una compassionevole pacca sulla spalla a chi è venuta in mente e morta lì.
Invece c'è da scommettere che la questione terrà banco ancora nei prossimi giorni.
Un po' come è accaduto in occasione della bizzarra idea di consegnare a Letizia Moratti la rappresentanza del campo progressista lombardo.