La decisione da parte del gestore di Villa Reale di andarsene (qui l'articolo del Giorno) chiedendo addirittura un risarcimento economico al Consorzio è certamente grave.
E anche il comportamento del Consorzio che ha tenuto per tre mesi all'oscuro i monzesi su ciò che accadeva non è da meno.
Scopriamo solo adesso che mentre si celebrava l'arrivo in Villa dei Cerea, noti ristoratori bergamaschi, il postino aveva già recapitato la raccomandata a firma Navarra che annunciava la rottura del contratto.
Per non parlare dell'ultimo numero dell'informatore comunale con il Sindaco, che è anche Presidente del Consorzio, a dichiarare che "la Villa Reale punta sempre più in alto" ma tace sul fatto che l'attuale gestore se ne va sbattendo la porta e vuole pure i danni.
Nell'attesa che il Consorzio renda nota la risposta ufficiale al gestore, contestando le evidenti incongruenze che, se sono quelle riportate nell'articolo pubblicato da Il Giorno, appaiono alquanto risibili (affermare per esempio che durante Expo la Villa non è stata valorizzata, significa dimenticare i numerosi eventi di carattere internazionale che si sono svolti in quel periodo, a cominciare dalla mostra "Il fascino e il mito dell’Italia. Dal Cinquecento al Contemporaneo", che ha raccolto 120 opere di grandi artisti, da Van Dyck, a Rubens, Correggio, Tiziano, oltre alle opere di Picasso, Yves Klein e Andy Warhol solo per citarne alcuni) sarà bene assicurarsi che gli obblighi contrattuali in capo al gestore siano puntualmente rispettati. A cominciare dagli investimenti per gli interventi di manutenzione straordinaria sull'immobile stabiliti nel contratto.
Perché non sia mai che oltre al danno ci tocchi pure la beffa.
Olocausto deriva dal greco: olos tutto kaustos bruciato.
Shoah richiama la distruzione e la desolazione dopo la tempesta.
Sono parole dure.
Come dure sono le pietre di inciampo affinchè duri nel tempo la memoria di Alessandro Colombo e Ida Zamorani.
Tante sardine festose anche in piazza Trento. Non so dire quante, perché non ho voluto trasgredire il divieto di salire sul monumento...
Nell’aria non ho sentito odore di fritto, ma una gran voglia di riconoscersi nell’altra sardina che ti sta vicino.
Che è come te, che non si dà per vinta e non si arrende.