Di fronte ai recenti tragici e inquietanti fatti che hanno interessato Parigi, uno dei cuori pulsanti dell’Europa e uno dei simboli del nostro modo di vivere, dobbiamo reagire e continuare a dimostrare di non avere paura, continuando la vita di tutti i giorni. E sono sicuro che sarà così, anche in occasione delle prossime feste natalizie, che auguro a tutti noi di passare il più serenamente possibile.

Non vogliamo e non possiamo avere paura, perché il nostro modo di vivere, pur con difetti e criticità, è fondato sulla libertà: libertà di decidere in cosa credere, di parlare, di esprimere le nostre opinioni, di vestirci come ci pare. Libertà di stare insieme al bar, in un ristorante o a teatro. Prima che militare, l’attacco terroristico dei fanatici organizzati, è un attacco al nostro modo di vivere, appunto. E il miglior modo che noi cittadini abbiamo per contrastare questo attacco è quello di essere sereni e fiduciosi nel fatto che il nostro sistema ha i migliori strumenti per affrontare e risolvere la situazione di pericolo contingente. Dopo di che deve essere chiaro che sino a quando non saranno rimosse in radice le cause di degrado, sottosviluppo e povertà estrema, vi saranno sempre movimenti più o meno radicali e violenti in grado di fare breccia nella disperazione.

Nessun Dio vuole guerra e terrore

Ci hanno insegnato che Dio, nessun Dio, è un Dio di morte. A tale conclusione vi possono arrivare le teorie degli uomini. E’ anche per questo che dobbiamo rifiutare qualsiasi pensiero che ci porti ad associare chi professa una fede al terrorismo e al sedicente stato islamico. La fede è un pretesto, che anche se si intreccia con convinzioni – per alcuni – di carattere religioso e culturale, sempre un pretesto rimane. Fu così, come ha ammesso recentemente anche la Chiesa, per le crociate medievali. E’ così oggi.

Per questo dobbiamo lavorare sull’unico terreno che può aiutarci a sciogliere questo odioso e subdolo pretesto, ovvero dimostrare che la coesione nel rispetto reciproco è possibile. A questo proposito voglio ringraziare di cuore i rappresentanti delle fedi religiose presenti a Monza, che subito dopo gli attentati di Parigi si sono ritrovati all’Urban Center insieme a tanti cittadini per un momento di raccoglimento e di riflessione. Voglio anche ricordare l’efficacia che sta dimostrando il progetto lanciato da questa amministrazione della Casa delle culture, dove la casa è la nostra città, i luoghi dove si vivono e si confrontano le differenze sui vari aspetti della nostra vita quotidiana, dai cibi, alla formazione, alla letteratura, alla musica. In questo senso è stato molto toccante il concerto di fine novembre che ha coinvolto giovani musicisti di diverse origini in un ensemble tra Orchestra giovanile monzese e Orchestra di via Padova di Milano.

Certo non dobbiamo mai dimenticare di chiedere a chi è accolto il rispetto dei doveri previsti dal nostro ordinamento. Credo anche sia altrettanto necessario che gli atti di condanna verso violenza e terrorismo debbano essere più decisi e partecipati. Le  manifestazioni organizzate all’indomani degli attentati di Parigi in tante città italiane dalle comunità islamiche sono un primo e incoraggiante segnale.

Non dobbiamo chiuderci

La crisi internazionale e il rischio terrorismo non devono farci perdere di vista la necessità di individuare le migliori occasioni per agganciare la ripresa, senza aver paura dei mutamenti che in parte sono già in atto. Dobbiamo avere il coraggio, in tanti ambiti, di aprirci non certo di chiuderci. Anche perché è questa la nostra cifra, se è vero che in questi anni di crisi le imprese di Monza e della Brianza sono state tra le poche a restare a galla, continuando a registrare positivi dati sull’export.

Abbiamo la fortuna di essere in una posizione strategica che ci mette al centro di un’area di grande interesse, dove si producono merci, conoscenza, artigianato e innovazione, agricoltura di qualità. Il tutto in un contesto territoriale piacevole e vivibile, dotato di grandi poli di attrazione culturali e ambientali. Siamo ben collegati alla rete di trasporti, al sistema autostradale e aeroportuale. La metropolitana a Monza – vero moltiplicatore di sviluppo su cui chi ha responsabilità deve metterci tutto l’impegno possibile - non è più un miraggio ma un progetto che presto diventerà realtà. E non è una speranza ma un risultato possibile se saremo capaci di mettere in campo le migliori energie per raggiungerlo.

Di nuovo tanti auguri.

 

 

Editoriale di TuaMonza dicembre 2015