Il capitolo dal libro “Delfini nel Lambro” dedicato alla giornata di Bergoglio a Monza. Roberto Scanagatti risponde alle domande di Angelo Longoni

 

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Il 25 marzo, al Parco, papa Francesco ha radunato un milione di persone. Perché Bergoglio attira a sé tanta gente?

È un uomo di grande coerenza, c’è una perfetta coerenza tra quello che dice e quello che fa. E la gente questo l’ha capito. Oggi la coerenza è merce molto rara.

I suoi sono messaggi universali, che arrivano a tutti.

Sono parole di un uomo che non fa sconti, che mette a nudo i problemi del mondo, parole di speranza per chi crede e chi non crede, per chi è alla ricerca di un poco di serenità. All’ex ippodromo sembrava in dialogo con ognuno di noi.

Lei ha avuto un incontro breve ma intenso con il Papa. Cosa vi siete detti?

È stato un incontro straordinario con un uomo straordinario, sono stati momenti di grande emozione che desidero tenere per me.

E, alla fine, ha avuto un altro dono dal Pontefice.

Sì, permetta la battuta che non vuole assolutamente essere irriverente: mai mi sarei aspettato nella mia vita di ricevere una medaglia da un Papa!

Quando e come ha saputo della visita di Bergoglio a Monza?

Il 7 ottobre dello scorso anno ho ricevuto una telefonata da monsignor Bruno Marinoni, Moderator curiae della diocesi di Milano, che mi ha chiesto se eravamo disposti ad accogliere il Papa. Aveva diverse opzioni, ma io ho detto subito sì.

La richiesta della Diocesi nacque forse dal fatto che nel 1983 a Monza arrivò Giovanni Paolo II?

Penso di sì, ma credo che anche l’esito del concerto di Ligabue, con una gestione organizzativa direi perfetta, abbia influito. Ovviamente queste sono solo le ragioni di carattere organizzativo. Comunque la Curia mi prospettò la stessa sede di allora: l’autodromo.

Ma poi avete concordato per il pratone dell’ex ippodromo. Perché?

Si aspettavano per Papa Francesco almeno cinquecentomila persone. Sul rettilineo dell’autodromo non ci stanno, risposi. Così alla fine decidemmo per l’ex ippodromo

È andata bene il 25 marzo, non è piovuto durante la Messa.

L’unica preoccupazione della Curia, in effetti, era il rischio di pioggia. Ecco perché preferiva lo spazio asfaltato del rettilineo della pista. Allora feci presente che il pratone del Mirabello era un ex ippodromo e il fondo era stato lavorato per assorbire l’acqua. Il sopralluogo fu una specie di prova del fuoco: da giorni la città era sottoposta a intense piogge ma tutti si meravigliarono della tenuta del terreno. Ogni dubbio svanì.

La notizia dell’arrivo del Papa è stata tenuta nascosta per parecchie settimane. Chi, oltre a lei, sapeva?

La mia giunta, naturalmente. Agli assessori ho raccomandato il massimo riserbo. Passato il primo momento di emozione ci siamo resi conto che l’evento ci avrebbe richiesto un impegno straordinario. E così è stato. In termini di affluenza, il 25 marzo abbiamo moltiplicato per dieci un gran premio di Formula Uno in Autodromo!

C’è stato qualcosa, in questi mesi di preparazione della visita papale, che le ha tolto il sonno, o anche lei, come Francesco, dorme “come un legno”?

Non mi ha tolto il sonno. Ero consapevole del mastodontico impegno che ci attendeva ma con la Curia milanese e la Prefettura abbiamo messo in piedi una macchina organizzativa che ha funzionato benissimo. Pensi cosa sarebbe successo se qualcosa non fosse andata per il verso giusto.

Mi immagino i soliti noti, già belli pronti a sparare sul sindaco... 

Invece Monza è stata promossa a pieni voti e questo lo riconoscono tutti. Abbiamo dimostrato che siamo in grado di accogliere grandi eventi nel pieno rispetto dell’ambiente circostante.

Eppure, nelle scorse settimane, gli ambientalisti hanno scritto al Papa di non venire al Parco  

Io le rispondo solo che se ci si trova in un ambiente organizzato anche la gente si comporta di conseguenza. Al termine della Messa di Bergoglio, attorno alle 18, ho scattato una foto al pratone perfettamente pulito. Prima della celebrazione eucaristica i maxischermi hanno ripetutamente diffuso un messaggio che ho fortemente voluto in cui si spiegava l’unicità del nostro Parco, invitando i fedeli ad averne cura.

E per la città questa visita è un pregiato biglietto da visita.

Sì, un formidabile veicolo di promozione. Poi, al di là dell’indotto diretto va considerato quello turistico. Molte persone ritorneranno a Monza. La sera di quel sabato indimenticabile, di ritorno dal Parco molta gente si fermava a guardare l’Arengario o davanti al Duomo. Noi monzesi forse non ci rendiamo conto di come viene percepita la bellezza della città.

Ma il 25 marzo, di prima mattina, lei ha passato momenti di preoccupazione, vero?

Sì, verso le otto sono uscito di casa, in via Lecco c’era un silenzio irreale. Strada vuota, dei pellegrini nessuna traccia. Ho svoltato in via San Gerardo e l’incubo è svanito: il sagrato della chiesa era gremito di persone pronte per partire alla volta del Parco. 

 

Foto © Osservatore romano