Riprendiamo un altro capitolo dal libro “Delfini nel Lambro”. Roberto Scanagatti risponde alle domande di Angelo Longoni a proposito di sicurezza in città
Ma Monza è una città sicura?
A questa domanda non sono io a rispondere ma i dati ufficiali forniti dal Ministero attraverso la Prefettura: furti, rapine, truffe e lesioni sono in diminuzione. Aumentano invece estorisioni, danneggiamenti e denunce per spaccio. Monza, paragonata con le altre città, è più sicura.
Quindi tutto bene, viviamo in un paradiso?
Per niente, sono ben consapevole che spesso anche i monzesi percepiscono una situazione di insicurezza. I furti nelle abitazioni spesso colpiscono in serie alcune zone, non mancano episodi di violenza, soprattutto in alcuni giardini pubblici la situazione è critica a causa della presenza di balordi e spacciatori. Il fenomeno della prostituzione non tende a regredire. Sono episodi circoscritti e che vanno contrastati, ma da qui a dipingere una città insicura che è preda del crimine e che vive nella paura ne corre!
Lei cosa ha fatto per contrastare tutto ciò?
Le assicuro che l’impegno attraverso la Polizia locale è stato massimo su questo fronte, ma forse molti non sanno che il compito di garantire l’ordine pubblico non è del sindaco. Oltretutto noi non disponiamo né del personale né dei mezzi adatti. Interveniamo nei casi che ci vengono segnalati. Anche su questo fronte c’è un eccesso di burocrazia che spesso paralizza l’attività degli agenti.
Faccia un esempio.
Se una pattuglia ferma di notte una persona straniera senza alcuna identità, per il riconoscimento devono recarsi in questura a Milano, lasciando così sguarnita la città fino al mattino.
Non c’è soluzione?
Noi cerchiamo di supportare l’attività di carabinieri, polizia di stato e guardia di finanza, collaborando in particolari situazioni. Li sollecitiamo a intervenire nelle zone più calde, ma occorrono anche leggi meno complicate. Non si tratta ovviamente di impedire i diritti della singola persona - ci mancherebbe altro! - ma occorrono procedure più snelle.
La lamentela dominante, peraltro comune a tante città italiane: ci sono sempre più mendicanti in giro, spesso molestano le persone, in centro hanno addirittura delle postazioni fisse. Segno che nessuno li fa sloggiare.
Chiariamoci: un conto è chiedere l’elemosina perché si è in difficoltà, altra cosa è occupare zone della città, impedendo alle persone di vivere serenamente quei luoghi. Siamo stati i primi in Italia ad adottare un’ordinanza per contrastare l’accattonaggio molesto suscitando non poche polemiche. Oggi qualcuno finge di dimenticarsene, ma quando siamo arrivati c’era una situazione ormai fuori controllo, soprattutto attorno alla fontana di via Italia. Abbiamo affrontato il problema non solo dal punto di vista repressivo, ma offrendo anche a quelle persone di entrare in contatto con i nostri servizi sociali. Non dobbiamo dimenticare che oltre al racket che gestisce molti disperati, ci sono anche vite di persone che si sono perse nell’alcol o in altre dipendenze e alle quali occorre dare una possibilità di riscatto.
Anche nella nostra città i senzatetto sono numerosi.
Sì, per loro abbiamo strutturato un servizio di accoglienza notturna. Grazie al supporto di alcune associazioni di volontari ma anche con la partecipazione attiva di numerosi cittadini, abbiamo attrezzato la palazzina di via Borgazzi, nell’area ex Tpm. Il servizio è di contrasto all’emergenza freddo e oltre a un letto caldo, le persone che ne usufruiscono possono farsi una doccia e indossare abiti puliti. Quest’inverno sono stati 95 gli ospiti che hanno utilizzato la struttura. E tantissimo materiale, vestiario e cibo, è stato raccolto grazie alla generosità di migliaia di monzesi.
Una città illuminata, nel senso delle luci, aiuta a tiene lontano il rischio notturno di brutti incontri.
Qui c’è una novità importante. Abbiamo riscattato la proprietà dei pali di illuminazione che erano di Enel. Questo ci consente di affidare una nuova gestione a chi, oltre a un prezzo minore, provvederà a sostituire le vecchie lampade ancora esistenti con le nuove a led, ad attrezzare i pali per installare sistemi tecnologici avanzati, quali telecamere di ultima generazione e sensori di rilevamento del traffico, oltre a garantire tempi rapidi di intervento per la sostituzione delle lampade guaste.
Tutti progetti per il futuro. Mi dica però se avete fatto qualcosa per illuminare meglio la città in questi cinque anni.
Abbiamo investito molto, voglio citare solo gli ultimi interventi nelle vie Missori, Adigrat, De Marchi, Ticino, Abba, Monte Bisbino, Ferrari, Donizetti. E poi l’illuminazione del passaggio pedonale in via Eraclito, che non si trova proprio in centro, e l’incamminamento pedonale di via Negrelli. Con alta tecnologia, vedi l’impianto di illuminazione nel piazzale del Centro civico Libertà e di viale Cesare Battisti del quale per la sua qualità illuminotecnica si sono occupate alcune riviste specializzate. E mi piace citare la nuova area attrezzata a verde nel quartiere Cantalupo, da qualche mese illuminata con nuove luci a led.
Insomma, la questione sicurezza va affrontata a trecentosessanta gradi.
Esattamente. Guai a pensare che solo con azioni di forza si possono risolvere certi problemi. Non è così. Sono promesse illusorie. Una città è più sicura quando oltre alle azioni che devono essere svolte delle forze dell’ordine, si creano occasioni di socializzazione, di incontro, di vita. Al Nei stiamo da tempo studiando un bel progetto che vede protagonisti soggetti completamente diversi tra di loro che hanno però un unico obiettivo: vincere il degrado.
Parliamo di sicurezza stradale, ora arrivano altri autovelox. Ma sono davvero un deterrente?
Sono state posizionate tredici nuove colonnine che potranno ospitare gli autovelox. Sono state scelte le strade che da tempo sono “sorvegliate speciali” dalla Polizia locale perché, dati alla mano, sono quelle dove più spesso vengono superati i limiti di velocità.
E le casse del Comune sorridono.
Non è vero, le colonnine non rileveranno sempre il superamento della velocità ma solo quando sarà presente l’agente della polizia locale con l’apparecchiatura di rilevamento. L’obiettivo quindi è di indurre l’automobilista o il motociclista a moderare la velocità, o meglio ancora a rispettare i limiti già imposti. Devono servire da deterrenti. Abbiamo ancora tutti nella mente i tragici incidenti che sono costati la vita anche a dei giovani e credo nessuno voglia che questo accada di nuovo.
Ma queste macchinette infernali riporteranno sulla retta via gli automobilisti ad alta velocità?
Al momento posso dire di sì. Lo dimostra il fatto che in seguito al posizionamento della colonnina in viale Cesare Battisti dai controlli effettuati dalla Polizia locale risulta drasticamente diminuita la velocità media a fronte di un numero molto esiguo di multe effettuate. Questa è prevenzione, non altro.