Riprendiamo un altro capitolo dal libro “Delfini nel Lambro”. Roberto Scanagatti risponde alle domande di Angelo Longoni a proposito dell'ambiente e dell'inquinamento
Viviamo in un’area che dal punto di vista dell’aria e tra le più inquinate. Detto francamente: è sufficiente bloccare le auto qualche domenica all’anno per dare una botta allo smog? Serve davvero o sta diventando una moda, tanto per darsi una “ecobotta”?
A parte che ormai da tempo le domeniche ecologiche sono solo un ricordo, è chiaro che quando si interviene con le limitazionI alla circolazione dei mezzi più inquinanti è già tardi. Tuttalpiù si può cercare di non peggiorare la situazione.
Magra consolazione...
Lo so anch’io, ma rimanere del tutto inermi non mi sembra nemmeno sensato. È evidente che occorrono interventi strutturali per evitare di arrivare all’emergenza
Faccia degli esempi, non stia sul vago.
Ci stavo arrivando, ma lei mi interrompe sempre... Prima di tutto occorre incentivare l’uso del mezzo pubblico e renderlo competitivo con quello privato. Non mi riferisco solo all’aspetto economico. Consideri che nel resto d’Europa le tariffe sono più elevate, eppure la gente non si sogna nemmeno di prendere l’auto.
Si spieghi meglio...
Se mi lascia il tempo di farlo! Perché è chiaro che la qualità del servizio conta. Se con i mezzi pubblici risparmio tempo, ovvio che mi conviene. Da noi non è così. Facciamo l’esempio dei bus: non dispongono di corsie preferenziali e i tempi di percorrenza sono troppo elevati. Li prendi se proprio non puoi farne a meno.
Tutto qui?
No, c’è poi il problema che manca una seria politica che incentivi la mobilità elettrica. Si figuri che ho tentato in tutti i modi di rottamare il parco auto del comune. Girano Pandine che hanno oltre vent’anni, per non parlare dei furgoni. Non sono certo un esempio virtuoso: spesso si rompono e in materia di emissioni non parliamone. Sarei il primo, a parità di costi a sostituirle con auto elettriche e qualche azienda si è anche detta interessata. Non possiamo farlo perché tra i tanti vincoli a cui sono sottoposti i comuni c’è anche quello che impedisce l’acquisto e il noleggio di vetture.
Non mi dica che vuole le “auto blu”.
Ma scherziamo? Quando sono arrivato mi sono trovato due Audi A6, 2700 cc di cilindrata! Le ho sostituite con una Mondeo e una Punto. Che ho messo a disposizione di chi ne avesse avuta effettiva necessità, comprese le assistenti sociali che devono accompagnare i minori nelle comunità. Quindi non si tratta di sostituire le auto blu, ma vetture di servizio che servono al lavoro quotidiano.
Ma la mobilità elettrica non è solo pubblica?
Appunto, ma almeno il pubblico dovrebbe incominciare a dare il buon esempio. Io immagino una città liberata il più possibile da camion e furgoni. L’unico modo è quello di fermarli alle porte della città e trasferire le merci su veicoli elettrici che effettuano le consegne. Non è utopia, all’estero già lo fanno.
Il Pm10 è prodotto anche dagli impianti di riscaldamento.
Bravo, vedo che è preparato. Per almeno metà la qualità dell’aria dipende dalla combustione, soprattutto degli impianti a gasolio e dai caminetti.
Beh, anche lei a quanto pare ha studiato...
Questa me la sono proprio cercata. Comunque l’efficientamento energetico degli edifici è fondamentale. Oggi le case vengono costruite con criteri migliori di sostenibilità, ma fino a una ventina di anni or sono non era così. Occorre mettere mano a quel patrimonio abitativo.
Costa...
Certo. Infatti da tempo mi sto battendo perché sia a livello nazionale che regionale si rafforzino le politiche degli incentivi finalizzati a quello scopo. E ancora una volta consentendo ai comuni di mettere mano al proprio patrimonio immobiliare (scuole, case comunali, uffici) che spesso divora energia molto più di ogni altro.
Monza, una città pulita?
Monza le assicuro è una città molto più pulita rispetto ad altre. Certo quando visito alcune località del Trentino provo invidia.
Il contratto del rifiuti era “sporco”…
Sappiamo tutti cosa è girato attorno all’appalto dei rifiuti monzesi. Abbiamo dovuto fronteggiare una situazione non facile. Qualcuno sosteneva che avremmo dovuto revocare il contratto e si è pure rivolto all’autorità anticorruzione. Hanno fatto tutti gli approfondimenti e alla fine non c’è stata nessuna richiesta di revoca. Quindi la ragione sta dalla nostra parte.
Ma la revoca si sarebbe potuta fare?
Si, peccato che avrebbe portato vantaggi alla ditta che svolge il servizio.
Come, come?
Certo, perché la società avrebbe potuto invocare una clausola contrattuale e farci pagare i danni.
Quindi i contribuenti monzesi avrebbero dovuto sborsare altri soldi. Oltre al danno anche la beffa.
Proprio così. Invece attraverso una transazione abbiamo recuperato oltre 8 milioni di euro.
Tanta gente però si lamenta per il servizio. Ammetta che potrebbe essere migliorato.
Ormai siamo prossimi alla scadenza e sicuramente nel nuovo capitolato d’appalto dovranno essere introdotti dei correttivi. Per esempio la pulizia strade. In molte città si esegue senza costringere i residenti a spostare le vetture. Oppure la tariffazione puntuale. Significa pagare in funzione della quantità di rifiuto prodotto. Anche sul sistema di raccolta qualche novità va introdotta. Il porta a porta va bene, ma i rifiuti devono rimanere per strada meno ore possibili. Lo dico perché se vogliamo essere una città che piace ai turisti non possiamo avere fin dalle 19 sacchi della spazzatura in centro storico.
Poi c’è la differenziata. Come siamo messi?
Non male, siamo tra i migliori comuni capoluogo. Merito ovviamente dei cittadini che si impegnano, ma per migliorare ancora dobbiamo fare un salto di qualità. Dobbiamo cioè diminuire il rifiuto prodotto riciclando di più.
Effettivamente i mercatini dello scambio sono stata una novità.
Sì, e hanno incontrato un grande favore innanzitutto dai bambini, a cui non pareva vero di scambiare un gioco con un altro. Ma il progetto che abbiamo avviato è più strutturato e coinvolge associazioni di volontariato che attraverso il recupero svolgono attività sociali.
O, forse, il monzese è poco educato?
Un problema di educazione esiste, è sotto gli occhi di tutti. Non riguarda però solo i monzesi. Quando vediamo in giro cartacce o bottiglie è chiaro che da lì è passato un maleducato. Che ovviamente l’impresa di pulizie non può inseguire. Ma mi lasci dire che non sono solo i giovani a comportarsi da incivili.
Ho capito a chi si riferisce. Certi padroni di cani...
Esattamente. Quelle sono persone adulte. Molti si lamentano perché dovremmo multarli, ma le assicuro che non è semplice. Vigili e Gev fanno il loro dovere, ma se qualche volta anche i cittadini comuni facessero notare ai proprietari che gli escrementi vanno raccolti, non sarebbe male.
Avete messo anche i cartelli nelle aiuole: io qui non entro. Con la figura di un cagnolino.
Si, e mi hanno criticato. Ora, siccome i cani non sanno leggere - e quindi non si offendono - chiaro che il messaggio era rivolto ai padroni. I quali se hanno un cane devono sapere che esistono aree appositamente dedicate.
Lì tira una brutta aria, ormai è diventato un tormentone, peggio del closing del Milan: arrivano i mesi caldi e per i residenti di San Rocco torna l’incubo delle puzze del depuratore. Tutti con le finestre chiuse e non tutti possono certo permettersi l’aria condizionata nelle case. Ma ‘sta storia avrà una fine o no?
Lasci stare il Milan - tanto quest’anno è il Monza che mi dà soddisfazioni - e cerchi piuttosto di uscire dal suo quartiere. Si faccia un bel giro a San Rocco e scoprirà che gli odori sono ormai svaniti.
Cosa è successo?
Occorre fare un passo indietro di qualche anno. Ricordo ancora una riunione al Centro civico nel dicembre 2011. Assessore e vertici di Alsi illustravano il progetto di ristrutturazione che avrebbe portato a risolvere il problema: 62 milioni di euro e 12 anni di lavori. “Pazzesco”, ho pensato.
E quindi?
Diventato sindaco scrissi ad Alsi “Egregi Signori, siete sicuri che non si possano ridurre i tempi e magari anche i costi?”.
Come reagirono?
Apriti cielo! “L’appalto è in fase di aggiudicazione, non se ne parla nemmeno” risposero.
Storia finita…
Nemmeno per idea. Cambiano i vertici e io di nuovo riformulo la domanda. Questa volta la risposta è positiva. Sì, si può fare. Nel frattempo, tra ricorsi e polemiche finite nel nulla, Alsi viene inglobata in Brianzacque, la società totalmente pubblica dei Comuni della Brianza. Il progetto revisionato viene approfondito con il risultato che nel 2014 viene approvata una nuova soluzione: costo di 15 milioni di euro e 4 anni di lavori per la realizzazione. Oggi, dopo 2 anni di lavori, il programma è stato rispettato e gli odori sono stati notevolmente abbattuti.
Sicuro?
Ma lo sa che lei è proprio un santommaso... Guardi, facciamo così: quest’estate le offro un gelato a San Rocco, almeno verifica di persona!