Riprendiamo un nuovo capitolo dal libro “Delfini nel Lambro”. Roberto Scanagatti risponde alle domande di Angelo Longoni a proposito dell'arrivo delle linee metropolitane a Monza
Una metropolitana chiamata desiderio. Piuttosto che niente, beh, almeno fino alla Bettola arriverà.
Lei è poco informato, a Bettola arriverà la M1 e i lavori dopo varie vicissitudini sono ripresi e entro l’estate del 2019 si prevede siano completati. Ma quello che più conta è la M5. Che arriverà ben oltre Bettola. Nella prima fase almeno due fermate entreranno in città. Comunque c’è ancora molto lavoro da fare.
Sta mettendo le mani avanti, perché il problema sono i tempi, vero? E tutti da definire.
No, non è vero. I prossimi mesi saranno cruciali perché dobbiamo perfezionare le fonti di finanziamento a cominciare da quelle governative.
Allora le faccio tanti auguri.
Non ne ho bisogno, perché ho già strappato una serie di impegni che dovranno però essere messi nero su bianco entro la fine del 2017. Per intanto nel documento di programmazione finanziaria approvato dal Consiglio dei ministri prima di Pasqua c’è la riconferma del nostro progetto.
Quindi è sicuro di essere rieletto sindaco?
I monzesi sanno cosa ho fatto in questi cinque anni, per questo sono molto tranquillo e fiducioso.
Una linea che arrivi davvero in città: lei avrà certamente in testa un percorso.
Monza è una città molto urbanizzata quindi le fermate dovranno essere in funzione di una reale fattibilità tecnica. Ma, sia chiaro, tre stazioni sono fondamentali e irrinunciabili: il Parco con la Villa Reale, l’ospedale San Gerardo e il Polo istituzionale. Quest’ultima fermata mi piacerebbe chiamarla “Monza e Brianza”, perché la considero una vera e propria porta che si apre sul territorio brianzolo.
Sarebbe un bel colpo, indubbiamente. Effettivamente anche per la Brianza sarebbe un bel vantaggio.
Certamente. Così si risolve una storica lacuna, un problema di mobilità e di raccordo tra Milano, Monza e la Brianza, con conseguente vantaggio della riduzione del traffico veicolare e dell’inquinamento, perché oggi il nostro principale problema dal punto di vista della mobilità è costituito dai pesanti flussi di attraversamento, non da quelli di destinazione.
Con largo Mazzini, la madre di tutti gli incroci.
Si è accorto che il problema l’abbiamo risolto? I tempi d’attesa ai semafori sono stati drasticamente ridotti. Comunque lo ripeto, il problema è soprattutto l’asse di penetrazione lungo la direttrice parco, ospedale San Gerardo e Rondò dei Pini, con annesso polo istituzionale. La lilla- perché questo è il colore della M5 - ha quindi un duplice obiettivo: servire una fetta importante della città e nello stesso tempo creare una relazione di trasporto pubblico di cui Monza è perno centrale tra Milano e la Brianza.
Ma, poi, il metrò è anche un business.
Certo, una metropolitana fa volare una città. Non è solo un mezzo di trasporto ma anche uno strumento di valorizzazione del nostro territorio. Si tratta di un dato di fatto, è dimostrato coi numeri che nel raggio di una metropolitana ci sta una rivalutazione immobiliare e la creazione di nuovi posti di lavoro. Si rafforzerà la centralità di Monza. Sempre più persone graviteranno sulla nostra città, con un innegabile indotto economico.
La metropolitana darà sicuramente fiato al collegamento con Milano. Oggi il mezzo più comodo (ma non lo dica ai pendolari, però) e più veloce per raggiungere la metropoli è ancora il treno, la linea ferroviaria Monza – Milano inaugurata nell’agosto del 1840, la seconda tratta più vecchia d’Italia dopo la Napoli – Portici partita pochi mesi prima.
Vero, ma il servizio ferroviario Monza - Milano si configura a tutti gli effetti come una sorta di metropolitana, perché il tempo di percorrenza è nell’ordine della decina di minuti.
Ma qui il problema sta nella qualità dei treni.
Sì, spesso sono vecchi e inadeguati. Poi c’è la frequenza: buona nelle ore di punta, insufficiente nel resto della giornata. Con la realizzazione della fermata Monza Parco, in zona viale Libertà, contiamo di servire un buon numero di cittadini che oggi hanno difficoltà a raggiungere sia Sobborghi che la Centrale.