Il capitolo dal libro “Delfini nel Lambro” dedicato all'accordo per il Gran Premio di Formula 1 a Monza. Roberto Scanagatti risponde alle domande di Angelo Longoni

 

Si è dato molto da fare per salvare il Gp d’Italia. Mentre Aci ed Ecclestone se le davano di santa ragione, lei ha tessuto una rete di rapporti nel più assoluto silenzio per portare a casa il risultato. Sappiamo dei suoi ripetuti contatti col governo Renzi e del filo diretto con Lotti. Adesso ci spiega come è andata?

Prima ancora che come sindaco, da monzese non potevo accettare l’idea che il nostro autodromo venisse cancellato dal calendario della Formula uno. Ovviamente da primo cittadino sentivo il peso di una tale possibilità, anche se sul piano della responsabilità non potevamo certo assumerci l’onore economico per rispondere alle richieste di Ecclestone. Quando gli altri raccoglievano le firme e facevano solo propaganda, io sostenevo che l’unica firma che contava era quella in calce al contratto.

E che ha fatto? 

Occorreva convincere chi poteva disporre delle risorse necessarie di due cose. Innanzitutto che il nostro è un autodromo “nazionale”, quindi che è un bene di interesse non solo della città. In secondo luogo che la gara che qui si svolge è il Gp d’Italia, quindi una competizione di interesse per tutto il Paese. Non a caso il Gp di F1 è il più importante evento sportivo mondiale che ogni anno si svolge in Italia. Ho trovato in Luca Lotti, allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, una particolare attenzione e nel corso di un incontro a Palazzo Chigi, presente anche l’onorevole brianzolo Roberto Rampi, abbiamo messo a punto una strategia.

E cosa ha portato a casa da Roma?

Due grandi risultati: per la prima volta una legge dello Stato ha riconosciuta la neutralizzazione fiscale per il parco di Monza, in secondo luogo Automobile Club Italia è stata autorizzata a investire risorse proprie per il mantenimento del Gp di Monza. Con buona pace dei tanti detrattori che sostenevano l’interesse del governo verso altri circuiti. Questi sono i fatti. La presenza del presidente del consiglio Matteo Renzi al Gp del 4 settembre ne è stata una conferma.

Ma c’è chi l’accusa di essere sempre stato contrario, prima di diventare sindaco, alla permanenza dell’autodromo nel Parco. È vero?

Nulla di più falso. Recentemente ho trovato una pubblicazione in cui Romolo Tavoni, mitico e indimenticabile direttore dell’autodromo ai tempi del presidente Giuseppe Bacciagaluppi, alla fine degli anni Settanta ricordava un giovane Roberto Scanagatti che gli era stato presentato dal carissimo Vladimiro Ferrari, grande uomo e vero ambientalista.

 

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Bernie Ecclestone, allora capo della Formula 1, e Roberto Scanagatti

 

Un autodromista convinto già da allora, dunque. Ma i suoi compagni di partito lo sapevano?

Non scherzi, fin da allora, proprio in ragione dell’importanza dell’autodromo, ci ponevamo il problema di quali misure adottare per mitigare una presenza così invasiva in un parco storico. Parlavamo di parcheggi esterni al parco e di come impedire i bivacchi notturni. La politica deve saper trovare soluzioni anche quando si parte da situazioni tra loro inconciliabili.

Chi vuol cancellare l’autodromo sostiene che l’indotto proveniente dal Gp per Monza e Brianza sia una panzana. Cosa risponde?

Dobbiamo intenderci sul significato di indotto. In questi cinque anni da sindaco ne ho avuto la riprova: forse non sanno esattamente dove si trova ma nel mondo si sa che Monza esiste. Le sembra poco in una babele di luoghi? Monza-Ferrari è un binomio planetario, dobbiamo esserne consapevoli.

Ma non le pare che abbiamo sfruttato troppo poco le potenzialità di questa peculiarità?

Sì, è vero, però da un po’ di tempo a questa parte qualcosa sta cambiando. Come vede non le ho parlato delle ricadute immediate che l’evento F1 porta direttamente sul territorio. A quello ci ha pensato Camera di commercio che in una sua recente indagine ha stimato in settanta milioni di euro l’indotto per il solo Gp. Ho preferito risponderle sulle potenzialità perché sono molto ma molto più rilevanti.

Come vede il futuro della F1?

Deve cambiare. L’esasperazione tattica degli ultimi anni unita alle regole astruse e all’eccesso di strapotere tecnologico hanno fatto sì che spesso le gare siano noiose. Gli stessi piloti vengono tenuti troppo distanti dai tifosi. Basta guardare le immagini storiche per comprendere quali sono stati gli ingredienti del successo dell’automobilismo: il pilota, la vettura, il tifoso. Oggi queste tre componenti sembrano percorrere strade parallele.

Certo che, ultimamente, tanti Gp fanno venir sonno. Spesso le uniche emozioni sono ai box coi pit stop.

Sì, e la cosa che più mi ha lasciato basito è che anche Ecclestone in un’intervista aveva candidamente ammesso di annoiarsi durante le gare. Ma i nuovi mi sembrano consapevoli della situazione e le prime gare di quest’anno sembrano entusiasmare di più. 

Sia sincero, anche lei in gioventù ha assistito a qualche Gp a Monza da “portoghese”, passando dai buchi nelle recinzioni?

E lei?

Scusi, ma qui le domande le faccio io.

Sì, lo confesso. A parte che ero minorenne, ma ormai il reato, ammesso che fosse tale, è abbondantemente prescritto…