Lavorare stanca. Sotto stress talvolta uccide. (Fabio Poletti su La stampa)

20170430

 

Lo hanno provato i ricercatori dell' Università dell' Insubria. Lo provano sulla loro pelle i lavoratori brianzoli, passati ai raggi X per anni. «Il lavoro da queste parti è stato sempre un valore esclusivo. Quasi una forma identitaria: più fatico più guadagno. Malattie professionali e sicurezza sono state spesso considerate secondarie. Era il lavoro, la vera malattia», giura Maurizio Laini segretario generale di Cgil Monza e Brianza, un territorio stretto tra Milano e Lecco, disseminato di piccole e grandi aziende, dove negli Anni Sessanta si accese la miccia del boom economico. Solo a Lissone, la capitale europea del mobile, c' erano 40 mila addetti. Un settore nato nell' Ottocento con le continue richieste che venivano dalla Villa Reale. A Desio e Monza tirava il tessile, soprattutto lino e seta ora monopolio cinese. Oggi nella zona di Vimercate va forte l' elettronica, in tutta la Brianza la lavorazione della plastica e dei metalli ma il mondo non è più quello di una volta.
«Allora bastava lavorare tanto. Oggi anche se fai un milione di piedini di mobili, ti frega l' Ikea. Va avanti chi ha saputo innovare. Non a casa questa zona viene chiamata la Silicon Valley italiana», il sindacalista spiega così questa bufera che in 50 anni ha cambiato tutto. L' artigiano che si sposava di lunedì perché non c' erano consegne non esiste più. Ma nemmeno l' imprenditore che dopo aver sfondato sul mercato europeo dei metalli, si fa costruire negli Anni Settanta la villa ultradomotica e poi la rade al suolo, perché lui alla fine era rimasto sempre quello che mangiava la mortadella che qui si chiama bologna, direttamente sulla carta oleata per non sporcare i piatti. Non esistono più gli artigiani che lavoravano 7 giorni su 7, il vestito buono solo per la messa della domenica e poi giù bestemmie agli apprendisti per fare in tempo a finire la produzione.
Ma è a loro se ancora oggi Monza Brianza allargata alla Grande Milano ha con 185 miliardi di euro il quarto Pil d' Europa, un Pil pro capite da 44 mila euro e, secondo Bankitalia, il 73% delle aziende che nel 2015 hanno i bilanci in attivo, un anno ancora sotto schiaffo per la crisi.
Che l'«homo faber brianzolo» non sia solo dedito al lavoro, lo sottolinea Roberto Scanagatti, sindaco Pd di Monza e brianzolo dop: «Qui è nata la prima associazione industriale nel 1902, la seconda linea ferroviaria italiana fino a Milano nel 1840 ma pure la prima Lega dei lavoratori nel 1893. A Monza abbiamo tra gli stipendi più alti d' Italia e tra le più alte aspettative di vita. Il lavoro è sempre stato un elemento di emancipazione, più lavoro più guadagno, ma oggi contano anche altri valori come quello della socialità e della cultura. L' istruzione scolastica professionale che fa accedere al mondo del lavoro è sempre stata molto seguita. Anche con la crisi siamo messi meglio di altre zone. Il welfare da noi è sempre stato molto importante. Siamo una società cardioprotetta con i defibrillatori pure agli angoli delle strade di Monza».
E allora si capisce perché qui non sia mai stato amato il film di Paolo Virzì «Il capitale umano», che 5 anni fa raccontava una Brianza - anche se era ambientato tra la provincia di Varese e Como - assai ricca e senza scrupoli, tutta dedita al lavoro per fare soldi tanto il resto non conta. «Il valore del lavoro c' è ancora. Ma è cambiato il modo di lavorare e soprattutto nessuno è più solo lavoro oriented», spiega Andrea Dell' Orto a capo dell' azienda di famiglia fondata 84 anni fa a Cabiate per costruire carburatori, passata prima al mecatronic e oggi all' elettronica, facendola diventare con 400 dipendenti un' azienda leader a livello mondiale. «Da noi il turn over è molto basso. Abbiamo ancora dipendenti da 40 anni in azienda. L' attaccamento al brand è molto forte. Un retaggio del passato che ci piace mantenere. Ma oggi con le nuove lavorazioni abbiamo meno operai diretti. E in azienda conta pure il welfare. Siamo stati i primi a puntare su un servizio di bay sitting per i nostri dipendenti, sul sostegno scolastico alle famiglie e su altri benefits. Nel XXI secolo anche il nostro modello si è dovuto adeguare. Siamo in Brianza ma dobbiamo guardare sempre di più al Nord Europa».